Laborde, ipotizzò che “ci potesse essere una connessione, sia di parentela che di servizio, tra lui (il poeta) e Offa” . Tuttavia era tipico nella poesia eroica per un eroe avere un secondo in comando e, presumibilmente, Byrthnod scelse Offa.
Offa verrà ancora citato, però con accenno al suo ruolo personale, al v. 198:
Swa him Offa on dæg ær asæde Così un giorno disse a costoro Offa
on þam meþelstede, þa he gemot hæfde, in assemblea, che molti parlano con
200
þæt þær modiglice manega spræcon ardite parole, ma è raro che mantengano
þe eft æt þearfe þolian noldon. l’orgoglio quando il rischio è vicino.
In questa breve allusione al discorso iniziale fatto da Byrthnod, Offa viene nominato senza alcuna qualifica, come se tutti gli altri erano già a conoscenza di chi il guerriero fosse. Qui il condottiero, critica un probabile comportamento dei suoi compagni e punta il dito contro il non rispetto del giuramento di fedeltà verso il proprio capo. Questo potrebbe dimostrare la preminenza di Offa sul resto dell’esercito anglosassone oppure potrebbe semplicemente considerarsi come un anticipo degli eventi futuri e in questo caso Offa fungerebbe da alter ego del poeta.
Maggiori spunti di riflessione vengono dall’analisi del lungo discorso di Offa sul campo di battaglia, dopo la morte di Byrthnod, ai versi 230-244:
Offa gemælde, æscholt asceoc: Offa parlò, scuoteva la lancia:
"Hwæt þu, ælfwine, hafast ealle gemanode ecco tu, Aelfwine, hai esortato a dovere
þegenas to þearfe, nu ure þeoden lið, tutti i guerrieri. Ora che il nostro signore
eorl on eorðan. Us is eallum þearf giace ucciso, che il duca è a terra, è
þæt ure æghwylc oþerne bylde dovere di noi tutti che ciascuno di noi
235
wigan to wige, þa hwile þe he wæpen mæge incoraggi l’altro, il guerriero al
habban and healdan, heardne mece, combattimento, finché possa avere in
gar and godswurd. Us Godric hæfð, mano e reggere l’arma, una spada dura,
earh Oddan bearn, ealle beswicene. una lancia. Godric, il vile figlio di Odda
Wende þæs formoni man, þa he on meare rad, ci ha traditi tutti. Molti uomini credettero,
240
on wlancan þam wicge, þæt wære hit ure hlaford; quando egli cavalcava sul destriero, su
forþan wearð her on felda folc totwæmed, quello splendido cavallo, che fosse il
scyldburh tobrocen. Abreoðe his angin, nostro signore. Per questo sul campo
þæt he her swa manigne man aflymde!" l’esercito si è diviso, il muro di scudi si
è spezzato. Fallisca la sua impresa, che
così tanti uomini ha qui indotto a fuggire.”
Il discorso è il secondo di quelli che radunano le truppe leali dopo la morte dell’Ealdorman e la fuga dei codardi. È importante come rivelazione del personaggio di Offa, come indicazione della sua posizione nell’esercito di Byrthnod e come commento all’azione. In esso Offa fornisce una spiegazione plausibile alla fuga di un così largo corpo di uomini e una stima dei suoi effetti devastanti. Da questi versi è possibile dedurre il suo ruolo come partecipante nell’azione e la sua posizione nell’esercito.
Il discorso contrasta con l’orgogliosa dichiarazione di Aelfwine che sottolinea i suoi speciali obblighi come parente di Byrthnod, mentre Offa non dice nulla di se. Egli accetta il suo personale obbligo come fattore indiscusso e dirige la sua attenzione ai suoi compagni d’armi. Dopo un elogio ad Aelfwine per aver preso il comando, anziché imitarne l’impetuoso esempio, sprona tutti a partecipare alla comune responsabilità. Essi devono incoraggiarsi a vicenda, senza meramente seguire il consiglio del nobile guerriero merciano.
La prima parte del discorso (vv. 230-238) può definirsi tanto consultivo quanto esortatorio. Esso inoltre suggerisce, nel suo contrasto col giovane Aelfwine, che Offa è un vecchio uomo, non quanto Byrthnod, ma un soldato maturo che resterà saldo senza tuttavia scagliarsi precipitosamente nella battaglia.
La seconda parte (vv. 238-244), l’accusa a Godric per aver tradito tutti i soldati, è in stretta connessione con l’allusione/ premonizione di Offa, durante l’incontro iniziale di quel giorno, secondo cui, prima o poi, qualcuno avrebbe infranto la promessa solenne fatta a Byrthnod di combattere coraggiosamente sino alla morte. Ecco qui un tocco di oratorio buonsenso da parte del vecchio Offa, che aveva dimostrato con le sue parole di conoscere profondamente le debolezze umane.
Adesso, mentre denigra Godric, il responsabile della fuga, per la deplorevole appropriazione del cavallo di Byrthnod e per averli raggirati tutti, esprime disprezzo ma non sorpresa per la sua codardia ed inoltre esonera parzialmente coloro che lo seguirono presumendo che essi credessero che Byrthnod stesso fosse fuggito.
Allo stesso tempo Offa mostra sgomento per il disastro tattico: la fuga di un così ampio contingente aveva spezzato lo schema di difesa e disgregato una formazione coesa e così minuziosamente pianificata come lo era stata prima della fuga dei compagni. Questa preoccupazione per la strategia insieme al fatto che egli parli non solo per se stesso ma per tutto il reggimento dei “fedeli a Byrthnod” ha incoraggiato molti commentatori a credere, come d’altronde la relazione con Byrthnod suggerisce, che Offa sia un importante ufficiale della forza armata del Conte dell’Essex.
Essendo presente all’incontro nella sala dell’idromele, Offa è stato, forse avventatamente, considerato da Laborde “un membro dello shire genot (“incontro tra contee”), convocato da Byrthnod in battaglia come suo fido consigliere e a lui successo, immediatamente dopo la sua morte, nel comando degli inglesi. Egli li incitò a combattere fino alla morte dando egli stesso l’esempio.”
Con più cautela, Scragg ammette che si tratti di un personaggio di rilievo e lo definisce “uno dei principali luogotenenti di Byrthnod.”
Ed infine, esaminando il discorso di Leofsunu, che segue quello di Offa, ci si accorge che il guerriero gli si rivolge riconoscendone l’autorità, come se Offa non fosse un semplice uomo d'arme.
D’altra parte è evidente il contrasto con l’imperioso, anche se premuroso e paterno, discorso iniziale di Byrthnod. Offa appoggia l’esortazione di Aelfwine, incalza tutti a darsi coraggio l’un l’altro, afferma il loro comune obbligo piuttosto come consigliere che come un comandante.
La grande attenzione che ha il poeta nei confronti di Offa, il fatto che gli dedichi un epitaffio può essere visto come una stretta relazione con Byrthnod, come Offa sincero compagno d’armi e consigliere. La visione di Offa sotto questa luce fa supporre che egli avesse un seguito locale.
“Il poeta sa o pretende che il suo narratore sappia cosa Offa disse a Byrthnod prima della battaglia, riguardo la lealtà delle truppe e la parola data a proposito della sua condotta personale. Siamo dunque portati a credere che l’autore avesse ottime autorità per queste affermazioni e che, fatto reale o finzione, si ha l’impressione che la gente facesse particolare attenzione ad Offa tanto da far si che le sue parole venissero ricordate. Forse l’autore entrò a contatto con questi sayings, reminescenze locali circa la battaglia e il personaggio di Offa”.
L’unica descrizione delle caratteristiche morali di Offa ci viene data dalla scrittrice Margaret Ashdown:
“Offa is the plain,loyal, responsible man, suspicious of boasting until he sees it converted into action. The bitterness of his indignation over the disloyalty of Odda’s sons is a measure of his own sterling honesty.”
(“Offa è l’uomo comune, leale, responsabile, diffidente del vanto finché non lo rivede convertito in azione. L'amarezza della sua indignazione sulla slealtà dei figli di Odda è la misura della sua stessa genuina onestà”).
Questa descrizione ci aiuta e supporta l’idea che il poeta affidi ad Offa un ruolo prominente nel frammento.
Il suo ruolo è duplice: di heroic retainer, che si distingue per i buoni consigli e per la sua intrepida lealtà e quello di commentatore. Non c’è nulla di davvero profondo nella predizione che qualcuno delle truppe di Byrthnod non avrebbe resistito nel momento di bisogno. Oltre al dimostrare la sua saggezza esso serve a confermare e qualificare l’indignazione e la costernazione del narratore di fronte alla fuga dei codardi.
Il poeta ed il narratore sono difficilmente discernibili per la maggior parte del tempo, ma è il poeta, non il narratore, che è responsabile dei discorsi e del disegno complessivo dell’opera. Il lungo discorso di Offa sul campo di battaglia ha il suo drammatico impatto sui compagni d’armi, ugualmente importante è la descrizione della situazione che questo discorso da solo fornisce al pubblico ed anche, la relativa previsione della compartecipe responsabilità che si manifesta poiché ogni uomo a sua volta diventa un capo, sollecitando i suoi colleghi mentre fissa l'esempio.
3. LA MORTE DI OFFA.
Per avere un quadro completo della figura di Offa è necessario analizzare un altro importante passo del frammento in cui appare il guerriero, il cosiddetto Epitaffio di Offa. Questo risulta essere l’unico caso in cui la morte di un heroic retainer, tra quelli che combatterono dopo la caduta di Byrthnod, è descritta in primo piano nell’azione ed è sottolineata da un tributo finale alla sua lealtà.
Ecco le parole che usa il poeta per descrivere la morte di Offa:
[...]. þa æt guðe sloh “Allora, in battaglia, Offa colpì il marinaio
Offa þone sælidan, þæt he on eorðan feoll, sicché quello cadde a terra, e lì il parente
and ðær Gaddes mæg grund gesohte. di Gadd raggiunse il suolo. Presto Offa fu
Raðe wearð æt hilde Offa forheawen; abbattuto in battaglia; tuttavia egli aveva
he hæfde ðeah geforþod þæt he his frean gehet, compiuto ciò che aveva promesso al suo
290 signore,
swa he beotode ær wið his beahgifan giacché prima aveva promesso al generoso
þæt hi sceoldon begen on burh ridan, che sarebbero tornati entrambi alla rocca,
hale to hame, oððe on here crincgan, sani e salvi a casa,oppure entrambi caduti
on wælstowe wundum sweltan; nel combattimento, morti per le ferite sul
he læg ðegenlice ðeodne gehende. campo di battaglia. Egli giacque, da eroe,
accanto al signore”.
Il trattamento della morte di Edward (vv. 277-279) e di Wistan (vv. 299-300) è totalmente differente da quello di Offa. Dei due guerrieri si racconta che uccisero molti vichinghi prima che giacessero sul campo. In nessun caso però, viene descritta o commentata la morte stessa.
La morte di Offa avviene durante l’azione: nel testo pervenutoci, Offa abbatte un nemico e successivamente viene trucidato dai vichinghi. In questi versi tuttavia manca una delucidazione sulle cause della morte, essa non è descritta nei minimi particolari, contrariamente a ciò che avviene per gli altri guerrieri. Sappiamo solo quali furono le conseguenze della sua perdita: ci fu scompiglio tra i seguaci sopravvissuti, assenza d’ordine tra le truppe e la conseguente disfatta dell’esercito anglosassone.
A livello formale, Pope, nel suo saggio (), parla del possibile smarrimento di due versi che avrebbero preceduto l’annuncio della scomparsa di Offa in cui se ne descrivevano le gesta, d’altra parte la sua morte viene magnificata con un epitaffio. Viene raccontato come un eroe, un guerriero fidato e leale al suo signore. Inoltre il fatto che Offa e Byrthnod auspicassero un ritorno in patria fianco a fianco, avvalora la tesi per cui Offa fosse un fido guerriero ed inoltre amico sincero di Byrthnod.
La relazione e l’importanza del fedele amico sono riassunte nel verso 294, in cui il poeta dice: “Egli giacque, da eroe, accanto al signore”.
Esistono inoltre una serie di parallelismi tra la narrazione della morte di Byrthnod e quella di Offa: entrambi i racconti iniziano con un attacco vinco e un successivo contrattacco (nel caso di Byrthnod attacchi e contrattacchi sono molto più numerosi) ed entrambi si concludono con lo squarcio di un cadavere indifeso.
Nonostante queste analogie, non possiamo distaccarci in nessun momento dallo scopo principale del poemetto, ovvero la celebrazione di Byrthnod. La morte di Offa, come quella degli altri compagni, è un segno della loro devozione, nonché un contributo, a questo elogio al loro beneamato signore e principe. Pertanto, anche se possono presentarsi delle equivalenze tra i due passaggi, quello che parla di Offa funge da commemorazione dell’Ealdorman, la cui figura domina il poema dall’inizio alla fine, sia prima che dopo la morte.
- Offa e LA LEALTÀ NELLA BATTAGLIA DI MALDON.
The Battle of Maldon è, probabilmente, fra i poemi in antico inglese, quello che si è prestato, nel corso dei secoli, alla maggiore gamma di interpretazioni.
Attraverso la descrizione di un evento storico contemporaneo, il poeta fa rivivere la grande tradizione eroica del passato, rispolverando ideali e codici ormai quasi del tutto scomparsi nel suo tempo. Il regno di Æthelred è stato probabilmente uno dei più oscuri nella storia dell’Inghilterra anglosassone, a causa dell’incapacità del sovrano di fronteggiare la crescente minaccia proveniente dalle incursioni di Vichinghi provenienti, soprattutto, dalla Danimarca. Tale premessa storica è necessaria per comprendere il possibile intento del poeta nella composizione dell’opera. In un’epoca in cui troppo spesso si faceva affidamento sulla negoziazione per scongiurare saccheggi e devastazioni, l’eroica risolutezza di Byrhtnoþ e dei suoi uomini, che preferiscono sacrificarsi piuttosto che piegarsi alle richieste dei nemici, si pone come esempio per una generazione ormai dimentica del virile orgoglio che aveva caratterizzato i secoli precedenti. Il poeta presenta, dunque, il principe come un uomo che va controtendenza rispetto alla prassi del suo tempo. Byrhtnoþ non è certamente un eroe mitico, ma piuttosto un uomo anziano alla guida di un esercito in buona parte composto da combattenti non opportunamente addestrati.
Sarebbe però opinabile affermare che il poema sia essenzialmente la celebrazione di
un uomo o di un evento; piuttosto, attraverso la figura del protagonista, e dei suoi seguaci, il poeta sviluppa il tema centrale dell’opera, cioè il principio di lealtà e di aderenza ad un codice eroico incentrato sulla forza e sull’abnegazione.
L’evento storico diventa dunque un pretesto per proporre la visione nostalgica di un’etica eroica ormai decaduta.
Abbiamo visto i guerrieri dell’esercito anglosassone affrontare la morte a fronte di una promessa solenne fatta al loro beneamato capo, Byrthnod. È la lealtà che viene espressa in ogni elemento dell’organizzazione e dell’immaginario del poema. Dal ritorno del falco nella foresta all’inizio del frammento (v. 8) alla notizia, vicino la fine del testo, della decisione degli ostaggi di non abbandonare il loro signore perito in battaglia (v. 205), noi notiamo delle immagini di lealtà e l’intera struttura dell’opera è tessuta intorno all’estesa immagine della truppa come Comitatus di Byrthnod, un concetto arcaico che dà un significato metaforico alla decisione dei seguaci più leali a combattere fino alla morte dopo la caduta del loro signore.
La lealtà dà al poeta la possibilità di trasformare l’umiliante sconfitta sul campo e l’uccisione dell’Ealdormen dell’Essex in una vittoria- una vittoria morale in cui la storia di una disfatta è trasformata in una commemorazione al coraggio.
Nel frammento molte sono le dimostrazioni di lealtà a Byrthnod da parte dei guerrieri nei loro discorsi, Aelfwine, Offa, Dunnere, Leofsune, Byrthwold, incitano i loro compagni a combattere valorosamente, nel rispetto della promessa solenne fatta. Tra questi fidati combattenti quello che ha dimostrato di avere più rilevanza tra le file dell’esercito anglosassone è Offa.
Aelfwine, a fronte di una situazione militare disperata, aveva rivolto un’accorata esortazione ai compagni affinché raccogliessero tutte le loro forze e combattessero per la patria e l’onore. Sarà Offa nel suo celebre discorso, a sottolineare l’importanza di rinnovare l’impegno preso dai guerrieri anglosassoni, allo scopo di rafforzare la tenacia di coloro che avevano già giurato e di procurarsi la promessa di coloro che non lo avevano fatto in precedenza. Egli inoltre eleva il livello del loro compito: combattere come non avevano mai fatto in passato, sino alla morte.
Come sappiamo, la vendetta o faida era un dato giuridico per le popolazioni germaniche, pertanto il legame che univa i guerrieri a Byrthnod, imponeva loro di vendicare la sua morte. Offa dunque incita gli uomini a combattere con tutte le proprie forze, uniti contro il nemico vichingo e il traditore Godric, sfogando la propria rabbia sul campo di battaglia. Offa dimostra così di avere un forte ascendente sui guerrieri, potere attribuitogli probabilmente da una posizione privilegiata rispetto al resto del seguito di Byrthnod, nonché un forte senso di devozione verso il suo capo e signore.
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Con Comitatus, definito in anglosassone col termine Dryht, si intende una libera associazione di individui, i cui membri non sono legati dal vincolo di sangue. Questi scelgono liberamente di aggregarsi e riconoscere ad uno di loro la funzione di capo, il cosiddetto Tribus Interbales. Reciproca lealtà e reciproca protezione sono le caratteristiche principali del comitatus.
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