- generalizzazione dell' esistere - non esistere.
Il tema della ricerca dell'identità mediante l'analisi de ''Il fu Mattia Pascal''
Il tema riguardante la ricerca dell'identità è trattato con grande speculazione nel romanzo pirandelliano ''Il fu Mattia Pascal''. Benché all'inizio il protagonista sia ammaliato dalla nuova situazione che si ritrova a vivere, sotto le vesti di Adriano Meis, in seguito capirà che l'identità non si configura solo con i dati anagrafici, ma sopratutto con la libertà dell'individuo, che esiste e sa di esistere solo se gli altri ritengono ciò. Nonostante cerchi di cambiare il proprio nome, il suo passato e il suo futuro, l'essenza rimane e Mattia Pascal non può che accettare il fatto che i suoi disagi, le sue insoddisfazioni fanno parte del suo essere. Per quanta volontà qualcuno possa avere, non si può fuggire da qualcosa che si ha dentro. Il suo percorso è da definirsi ciclico in quanto, dopo una serie di peripezie, ritorna al punto di partenza, ma la situazione non è più la stessa. Mattia Pascal non esiste più.
'' Una delle poche cose , anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal." Già con la frase iniziale del romanzo, Pirandello presenta il protagonista come un uomo confuso, che da molta importanza alla sua identità, ai suoi dati anagrafici, dato che, come si scoprirà in seguito, è l'unica cosa a cui attribuisce un valore inestimabile. Mattia Pascal non conduce una vita felice e ne è consapevole: è un uomo ricco soltanto di debiti, sposato ad una donna che non ama più, in continua lotta con la suocera; soffre nell'arco di poco tempo la morte della madre e delle due figlie appena nate; lavora in una biblioteca frequentata soltanto dai topi nella sua piccola città, svolgendo quindi un'attività inutile a livello sociale. L'occasione di partire verso nuovi orizzonti, verso una nuova vita sembra capitare a pennello, in seguito anche alle sopraggiunte possibilità economiche. L'obbiettivo principale che egli si pone è quello di non far riaffiorare mai più l'immagine di Mattia Pascal, sia interiormente che esteriormente, e di concedersi una nuova opportunità per ricominciare una nuova vita come Adriano Meis.
Il protagonista si comporta come un burattinaio, il quale ha tra le mani i fili della sua nuova vita cosicché può inventare il suo passato come meglio gli aggrada e decidere cosa fare del suo futuro. O almeno questo è quello che inizialmente crede di essere. La ricerca del suo nuovo io presuppone essere, dunque, il trampolino di lancio verso la felicità. La sua personalità agitata e sempre in pieno al dubbio viene a galla dai monologhi, dalla focalizzazione interna del narratore - protagonista e dalle continue domande aperte che si pone; si pensi a quando si interroga ininterrottamente sulla possibilità che qualcuno capisca che in realtà non è morto, semplicemente trovando la sua fede nuziale o a quando ha paura che l'amico spagnolo di Papiano, conosciuto mesi prima al casinò di Montecarlo, lo riconosca. Adriano - Mattia ( o Mattia - Adriano che dir si voglia, data la continua prevalenza dell'uno sull'altro) comincia a viaggiare di città in città, alimentato da un'energia quasi infantile, dalla voglia di vivere, dallo stimolo che la novità gli offre. La scelta di andare in giro per il mondo diventa però una necessità, più che una possibilità: viaggiare significa non avere un posto fisso in cui vivere, una casa propria e, a sua volta, ciò implica l'impossibilità di avere degli affetti, di stringere un'amicizia o di innamorarsi; questo perché sia l'amore che l'amicizia sono fondati su un pilastro fondamentale: la sincerità. Sarebbe potuto anche accadere che una persona fosse diventata sua amica o un amante, ma non viceversa, data l'impossibilità di Mattia di poter mostrare chi è realmente.
Chi è realmente? Cosa rende l'uomo ciò che è e non ciò che vorrebbe essere, nonostante i tanti sforzi? Nel trambusto delle sue avventure, il protagonista si rende conto di aver confuso la fuga verso l'ignoto con la libertà. Se prima aveva un nome, un indirizzo, dei dati anagrafici che testimoniavano la sua presenza nel mondo, adesso non ha più neanche quelli. Ha solo un nome fittizio, un aspetto che non è il suo, se non fosse per l'occhio strambo che è l'unico elemento di raccordo tra il vecchio Mattia e il nuovo Adriano e che per altro decide di operare. Se prima era libero di sposarsi, di denunciare un furto o semplicemente di comprare un cane, adesso, se anche lo volesse, dovrebbe andare incontro ad un' infinità problemi. La sua identità è rimasta sepolta in una tomba che racchiude un cadavere che non è il suo, e insieme a lei la sua libertà. L'unica certezza che aveva - il suo nome - sfuma nel momento in cui Mattia Pascal decide di scappare alla ricerca della libertà per poi sprofondare nella prigionia del 'non essere'. Cambia la forma, ma non l'essenza: nonostante tutti i tentativi, Mattia torna ad imbattersi in sè stesso. Capisce che potrà girare il mondo, essere chiunque ma i suoi disagi, le sue insoddisfazioni le porterà sempre con se perchè fanno parte di lui.
Si può fuggire da quello che si è realmente? Mattia Pascal non ci riesce. La misera condizione di cui egli stesso è il fautore e di cui era così felice finisce per fagocitarlo completamente tanto da farlo tornare al punto di partenza. Lascia così anche la seconda vita per andare in contro al suo passato e intraprendere un nuovo cammino, in modo da poter essere convinto almeno della sua esistenza. La situazione che aveva lasciato al paese natio, però, non è più la stessa: mentre lui è tornato ad essere ciò che era anni prima, il mondo intorno ha continuato a girare e Mattia Pascal torna a vivere una situazione ancora peggiore di quella da cui precedentemente era scappato. Non ha più un'identità. Non ha più un'essenza che valga la pena mostrare o per cui valga la pena affermarsi come uomo. E' morto dal punto di vista giuridico e lo è nell'anima.
L'identità è solo un riconoscimento sociale, un'etichetta per poter vivere. Relazionarsi con se stessi, trovare la felicità, l'equilibrio non dipendono da questo fattore esterno, che però aiuta a guardarsi dentro: nel momento in cui l'uomo sa di esistere, esiste davvero e può scegliere come farlo. Il non esistere per il resto del mondo porta l'uomo a concentrarsi sull'essere qualcuno più che sull'essere un uomo felice. Mattia Pascal si arrende alla sua condizione, non si riconosce più e a chi gli chiede chi sia risponde ''Io sono Il fu Mattia Pascal''