NOEMI M.

LA SOCIETÀ SARDA NEI ROMANZI DI GRAZIA DELEDDA

  • INTRODUZIONE

Grazia Deledda, scrittrice sarda nata a Nuoro nel 1871, è l’ autrice di “Canne al vento”, scritto nel 1913, “Elias Portolu”, del 1903, “La madre”, del 1920, e “Marianna Sirca”, del 1915, romanzi che presenterò attraverso i vari aspetti della società nel corso di questo scritto.

La scrittrice vive a cavallo di due secoli con grandi trasformazioni sociali, politiche, economiche, industriali e letterarie ed i suoi scritti oscillano tra il Verismo ed il Decadentismo.

Deledda descrive nei i suoi romanzi scene di vita ambientate in Sardegna e riesce a darci un quadro completo della vita di fine 1800 attraverso elementi tipici di quel periodo e, con la loro analisi potremo vedere come, in realtà, la società sarda non fosse a quei tempi tanto immobile come si pensava. In particolare, vorrei soffermarmi su alcune tematiche che intendo analizzare e, cioè, il ruolo della donna, i valori delle tradizioni e della religione e l’ ordinamento sociale.

  • ORDINAMENTO SOCIALE

All’ interno della società sarda la famiglia è un nucleo molto importante, poiché ogni individuo si basa su essa, sebbene ci siano molte differenze facilmente evidenziabili tra uomo e donna.

Ogni famiglia vive secondo le proprie regole dettate dal padre, la figura autoritaria della famiglia “E tu, moglie mia, femminuccia, non avere più paura di nulla…”1.

L’ uomo svolge i lavori aiutato dai figli e si occupa dell’ ovile e dei pascoli, che si trovano quasi sempre fuori dai paesi e che ogni famiglia cerca di possedere per poter vivere degnamente “Da domani cominciamo a trottare verso l’ ovile”2.

La donna, invece, dedica il suo tempo alla cura della casa e all’ accoglienza degli ospiti. Lei passa le giornate a filare od a fare diverse commissioni mentre il marito ed i figli fanno i lavori più duri, solitamente nei campi “Il suo vasto patrimonio (era) custodito da un servo fidato e d’ animo semplice”3.

Ogni famiglia che ha le sue leggi è, però, incurante di quelle dettate dallo Stato, visto come un nemico pericoloso e sempre in agguato. Questo lo si può notare quando Elias, una volta tornato a casa dopo il carcere, viene atteso con una festa, come se tornasse dopo esser stato rapito “Era con un certo orgoglio che i suoi parenti, finita la sua disgrazia, lo aspettavano”4. La legge italiana è vista come ingiusta, soprattutto per colpa delle grandi trasformazioni che stanno avvenendo in quegli anni e che accentuano il divario tra nord e sud e aumentano il fenomeno del banditismo a cui alcuni giovani si uniscono per vendetta o, semplicemente, per fuggire ad una condanna ingiusta “…non aveva nessuno che la difendesse… era ancora un ragazzo…una notte si alzò e sparò un colpo di archibugio contro gli offensori di sua madre…voleva presentarsi alla giustizia; la madre lo consigliò a fuggire, a tenersi la sua libertà”5. Da queste parole si può capire come ci fosse una tendenza nel credere alla giustizia “fai da te” per via della sfiducia nei confronti dello Stato.

Alcuni personaggi, come Marianna Sirca e le tre dame Pintor di “Canne al vento”, accettano le regole della famiglia senza ribellarsi al destino scelto dal padre per loro “…dà retta a chi ti vuol bene. Obbedisci”6.

Altri, invece, decidono di staccarsi dai legami famigliari, senza, però, infrangerli, ed intraprendono un’ altra strada, lasciando tutto per arricchire le loro esperienze. Ciò li porta ad un mutamento di status sociale o di condizione morale. Gli esempi più significativi possono essere Paulo, che muta la sua condizione sociale divenendo prete per volontà materna “Al seminario lo aveva condotto la madre…(Si sottopose) a sua madre, rispettandone i voleri più umili e le abitudini più meschine”7, ed anche Giacinto, che arriva dal “continente”, una terra vista come molto lontana dai sardi “Là c’è tanta gente…Là bisogna essere cattivi…”8. Grixenda, un’ umile ragazza, viene, infatti, in parte affascinata dal giovane Giacinto poiché egli arriva da terre lontane e, quindi, con una cultura completamente diversa da chi è sempre vissuto nell’ isola sarda.

Inoltre, parte molto importante nella società, è la stratificazione sociale che si crea all’ interno di ogni singolo paesino.

Le dame Pintor, abitanti a Galte, sono, infatti, tre nobili sorelle decadute economicamente, ma la loro nobiltà le rende sempre tali e, sebbene i loro beni siano ora molto limitati, nessun paesano manca loro di rispetto e, anche quando decidono di vendere frutta e verdura per aumentare le entrate, lo fanno di nascosto e senza dar nell’ occhio “Vederle vendere di nascosto le patate, le pere e i pomi ai bambini che entrano piano piano nel cortile…e domandano la roba sottovoce quasi si tratti di cosa rubata!”9. Giacinto, il loro nipote, non è nobile come loro e questo gli pesa, come si sente particolarmente in sentenze come “Io non sono nobile, non sono nulla!…”10 e “Egli non è nobile”11.

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Invece Maria Maddalena, la madre di Paulo, nobilita il suo animo poiché si salva solo grazie alla responsabilità sociale che sente nei riguardi degli abitanti di Aar a causa delle sciaguratezze commesse dal figlio prete.

Infatti, il clero talvolta era visto semplicemente come una via d’ uscita per potersi salvare e per poter cambiare il proprio status sociale poiché eleva la condizione della famiglia di origine, ma allo stesso tempo crea dei preti che, col tempo, vanno a perdersi, come ha fatto Paulo una volta giunto ad Aar “…ho veduto dove entravi. Paulo, pensa a quel che fai”12.

Comunque, Paulo ...

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