Offa nella Battaglia di maldon

tesina di D’agostino debora

indice

 

  1. La Battaglia di Maldon ...... p. 2.

  1. Il personaggio di Offa......... p. 6.

  1. La morte di Offa.................. p. 13.

  1. Offa e la Lealtà nella Battaglia di Maldon.......... p. 16.

  1. Bibliografia ........ p. 19.

  1. Sitografia............. p. 22.

  1. LA BATTAGLIA DI MALDON

La Battaglia di Maldon celebra un evento dell'anno 991, quando un grande raggruppamento di invasori Scandinavi si scontrò con le forze di difesa inglesi presso l’estuario del Fiume Pante, conosciuto oggi come Blackwater, vicino Maldon nell’Essex.

I Vichinghi avevano realizzato un certo numero di incursioni di successo nei porti marittimi delle vicinanze, dopodichè si erano accampati su una delle isole che si trovavano nei pressi della foce del fiume che attraversava la cittadina inglese. L’isola era collegata alla terraferma tramite un ponte percorribile ma solo durante la bassa marea. 

Figura 1: www.wuffings.co.uk/WuffSites/Maldon.htm.

Northey Island, vista dalla  foce sud  del fiume Blackwater, durante la bassa marea.

 Questa situazione vedeva  favoriti numericamente e tecnicamente i Vichinghi, che erano protetti dalla difesa naturale dell’alta marea; ma allo stesso tempo erano sfavoriti dal momento che sarebbero potuti rimanere intrappolati sul ponte proprio sul rialzarsi della marea e senza poter far ritorno al proprio accampamento. Ma la fortuna e l’astuzia giocarono a favore dei Vichinghi, poiché vinsero lo scontro.

La sconfitta inglese fu decretata anche da una mal riposta fiducia e un eccesso di generosità e orgoglio da parte del nobile condottiero inglese Byrthnod, al servizio di re Æþelræd il dissennato o lo sconsiderato (il re inglese era noto per la sua superficialità e incoscienza, per questo fu soprannominato Unrædy, che significa sventato, folle).

Il motivo dello scontro fu il rifiuto da parte degli inglesi di pagare un tributo ai vichinghi in cambio della libertà e della vita: “Gli audaci naviganti mi mandano a te, mi comandano di dirti che assai rapidamente dovresti mandare anelli d’oro per vostra protezione, poiché sarà meglio per voi versare questo tributo piuttosto che un folto di lance si avventi contro la vostra difesa in battaglia, poiché duramente noi vi dovremmo assalire. Ma se invece vorrete acconsentire non vi sarà bisogno di lotta: verrà dall’oro una tregua [...]”. 

Dopo un’ultima opportunità offerta dai Vichinghi per evitare la guerra, gli inglesi ostentano un ulteriore rifiuto. Ha dunque inizio la battaglia.

Approfittando della bassa marea, i soldati vichinghi avviatisi avvertono subito la scomodità e l’incertezza della propria posizione e quindi decidono di giocare di astuzia: il capo vichingo fa appello alla nobiltà d’arme del condottiero inglese e chiede a Byrthnod di poter superare il ponte senza essere attaccati al fine di potersi confrontare alla pari una volta giunti dall’altra parte. Per un eccesso di orgoglio e di lealtà al codice militare, Byrthnod accetta, decretando così la propria sconfitta. I Vichinghi giungono numerosi e ben armati. Purtroppo una parte dell’esercito anglosassone, dopo aver subito delle perdite fugge, mentre Byrthnod e i suoi seguaci decidono di rimanere e combattere. Quando anche l’Ealdorman dell’Essex viene ucciso, un gruppo  di guerrieri sassoni  capeggiati da Godric, scapperanno via con i cavalli, lasciando in difesa solo i più fedeli seguaci di Byrthnod. Fra questi il leale Offa, che mantenne la promessa fatta al principe, per cui “entrambi avrebbero in letizia cavalcato insieme, alla casa lontana, tornati in patria salvi, o sarebbero entrambi caduti, trafitti dalle ferite, in mezzo alla battaglia”.

In generale il poema è organizzato secondo una struttura speculare, in cui ogni azione viene riflessa in maniera consequenziale o contrastante: agli ordini di B. segue la pronta reazione dei suoi guerrieri; ad ogni discorso corrisponde un’azione fisica; ai tre Anglo-danesi che fuggono dal campo di battaglia corrispondono altri tre Anglo-danesi che rimanangono fedeli fino all’estremo sacrificio. Tale struttura consente al poeta un pieno sviluppo della tematica della lealtà attraverso i suoi due risvolti: il fallimento dell’etica eroica, concretizzato dai disertori, e l’adempimento del voto di fedeltà da parte dei seguaci fedeli.

2. IL PERSONAGGIO DI OFFA.

Leggendo il breve poemetto notiamo che vengono spesso narrate le azioni e riportati i discorsi di un nobile guerriero anglosassone di nome Offa.

Chi allora era Offa?  Perché il poeta lo menzionò così spesso nel frammento? Che cosa ci dice il poema su di lui, non solo come personaggio, ma anche in relazione a Byrthnod?

L’analisi dei versi ci mostra da subito, anche senza tener conto del passaggio perduto, che Offa risulta essere l’unico tra i cosiddetti Heroic retainers (“seguaci eroici”), che combatterono dopo la morte di Byrthnod, la cui morte viene descritta in primo piano nell’azione ed è sottolineata da un tributo finale alla sua lealtà.

È inusuale l’attenzione del narratore verso Offa. Contrariamente al trattamento riservato ad altri personaggi  prominenti, il poeta non ci introduce mai Offa  con un epiteto informativo rivelando i suoi natali, il suo status sociale o la sua posizione fra le truppe di Byrthnod. Il suo nome appare al v. 5 del frammento quando il giovane uomo che libera il suo falco in obbedienza al richiamo è definito Offan mæg, “parente di Offa”, come se ci fosse una connessione onorabile nel far riferimento al guerriero.

 L’audacia di Offa è sottolineata dalla potenziale negligenza del suo parente al v. 6. In questo caso l’assenza di un qualsivoglia nome è significativa: l’uomo è un debole riferimento al celebre consanguineo, Offa, e di conseguenza lo mette in gran luce. La presenza di un tale contrasto in un così breve poema può difficilmente considerarsi fortuita. Tra i guerrieri  egli è distinto attraverso un particolare elogio e ciò potrebbe dimostrare che il poeta conoscesse qualcosa su di lui.

Join now!

Laborde, ipotizzò che “ci potesse essere una connessione, sia di parentela che di servizio, tra lui (il poeta) e  Offa” . Tuttavia era tipico nella poesia eroica per un eroe avere un secondo in comando e, presumibilmente, Byrthnod scelse Offa.

Offa verrà ancora citato, però con accenno al suo ruolo personale, al v. 198:

Swa him Offa on dæg         ær asæde                     Così un giorno disse a costoro Offa
on þam meþelstede,         þa he gemot hæfde,        in assemblea, che molti ...

This is a preview of the whole essay