È difendibile la pena capitale?

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È difendibile la pena capitale?

La pena di morte rappresenta una delle grandi questioni che preoccupa il mondo e che nello stesso tempo divide l'opinione pubblica in favorevoli e contrari. A mio avviso la pena di morte è solamente un modo barbaro per togliersi di mezzo problemi, come coloro che devono sedersi sulla sedia elettrica piuttosto che in una camera a gas. Essi sono anche loro, il più delle volte, assassini e meritano la prigione, ma lo stato non può permettersi di sottrarre una vita che non li appartiene, che appartiene a Dio. Io non comprendo perché non farli vivere ma in prigione, soffrirebbero di più per i loro gravi peccati e alla fine della loro vita si saranno pentiti.

Sono contrario alla pena di morte, dunque favorevole alla sua abolizione. Il mio primo ragionamento contro  la pena di morte è che non è vero che condannare a morte un trasgressore distoglierebbe altre persone dal commettere lo stesso reato. Questo però non è sempre così valido, per diversi motivi. Nel caso, per esempio, del reato di omicidio, sarebbe difficile affermare che tutti o gran parte degli omicidi vengano commessi dai colpevoli dopo averne calcolato le conseguenze. Ritengo infatti che molto spesso gli omicidi avvengono in momenti di particolare ira oppure sotto l'effetto di droghe o di alcool oppure ancora in momenti di panico. In nessuno di questi casi si può pensare che il timore della pena di morte possa agire da deterrente. Inoltre la tesi della deterrenza non è assolutamente confermata dai fatti: infatti se la pena di morte fosse un deterrente si dovrebbe registrare nei paesi mantenitori un continuo calo dei reati punibili con la morte; inoltre i paesi che mantengono la pena di morte dovrebbero avere un tasso di criminalità minore rispetto ai paesi abolizionisti. Nessuno studio è però mai riuscito a dimostrare queste affermazioni e a mettere in relazione la pena di morte con il tasso di criminalità. I molti studi effettuati sull'argomento hanno quindi dimostrato come sia impossibile affermare con chiarezza che la pena di morte abbia un potere deterrente, cioè che la paura di essere giustiziato non ha effetto sui criminali. La maggior parte di coloro che sostengono e difendono la pena capitale ammettono che si tratta di una pratica orribile e incivile ma che è nonostante tutto necessaria per proteggere la società. Molti di questi sostenitori sono infatti consci della natura illegale e discriminatoria della pena di morte come pure dei pericoli connessi alla sua applicazione, per fare un esempio il rischio di mettere a morte un innocente. Infatti è risaputo che tale pena non colpisce solo i colpevoli, ma anche, forse più spesso di quanto si immagini, persone innocenti. Tuttavia essi , i sostenitori, rimangono in suo favore perché la considerano un deterrente necessario senza il quale ci sarebbero più omicidi. Tale affermazione, se fosse vera, costituirebbe un potente argomento a favore del mantenimento della pena capitale. Ma gli antiabolizionisti non sono riusciti mai a produrre valide prove scientifiche per dimostrare che la pena capitale è un efficace deterrente, migliore ad altre pene quali il carcere a vita. Ci sono anche alcuni dei suoi sostenitori che trovano più facile difenderla sul terreno della sua funzione neutralizzante o eliminatoria. Essi fanno riferimento al potere neutralizzante assoluto e permanente della pena di morte, poichè essa assicura che un individuo giustiziato per omicidio, non compierà ulteriori delitti. Ma a questo punto viene legittimo chiedersi il motivo per cui non si preferisca la detenzione: senza dubbio risulta un mezzo efficace per neutralizzare la pericolosità di assassini o altri delinquenti violenti. Di conseguenza perché non abolire la pena di morte.

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 Inoltre credo che coloro che presentano il maggior rischio di recidiva sono gli omicidi mentalmente infermi; tuttavia questi assassini sono per definizione esclusi dalla possibile applicazione della pena di morte. Dunque si capisce che la capacità neutralizzante ed eliminatoria della pena di morte è invalidata dal fatto che non è applicabile a quei soggetti che con maggiore probabilità ripeteranno la loro condotta criminosa. E sicuramente se l'imprigionamento è un mezzo efficace per neutralizzare gli assassini infermi di mente, credo sia altrettanto valido per neutralizzare i "normali".

Tra i favorevoli alla pena di morte, specie negli Stati Uniti, vi è ...

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