ALFA =0 = Equilibrio, il titolo esprime rendimenti in media con le attese.
ALFA >0 in crescita = Attesa di rendimenti superiori alla media.
ALFA >0 in calo = Esaurimento delle attese di rendimenti superiori alla media.
ALFA <0 in calo = Attesa di rendimenti inferiori alla media.
ALFA <0 in crescita = Cambiamento in positivo delle aspettative, con ripercussioni sul prezzo del titolo.
BETA. Noto come coefficiente di volatilità, indica un parametro specifico di ogni singola azione indicando le relazioni tra un titolo ed il mercato e relazionando il rendimento del titolo con quello generale di mercato nello stesso periodo. In sostanza Beta, la cui costruzione risulta complessa ed articolata, evidenzia la relazione tra andamento del titolo e andamento del mercato. Beta contraddistingue i titoli con i seguenti coefficienti:
Beta >1 = Il titolo si muove nella stessa direzione del mercato e con oscillazioni maggiori del mercato stesso. E' elevato il rischio che si assume su questi titoli nel caso in cui, assunta una posizione, il mercato si muova in maniera opposta alle aspettative.
<0 Beta <1 = Il titolo si muove nella stessa direzione del mercato, ma con oscillazioni minori di quelle che il mercato registra, performando meno e con rovesci minori ad una inversione di tendenza.
0> Beta >-1 = Il titolo si muove in direzione opposta al mercato, anche se in maniera contenuta; tale valore è caratteristico dei titoli che permettono di operare in controtendenza, con un rischio non particolarmente alto. La reattività moderata ai movimenti di mercato procura quindi conseguenze limitate.
Beta <-1 = Il titolo si muove in senso opposto al mercato ed oscilla maggiormente rispetto al mercato stesso. Una errata valutazione nel posizionamento su questi titoli procura pesanti conseguenze negative, ma nel contempo permette di mirare a notevoli performances con i rischi altrettanto elevati.
La convinzione che l'attività di Asset Management non sia un gioco a somma zero è il motivo di questa rubrica, ma un'attività nella quale il gestore debba dare stabilmente valore aggiunto al portafoglio gestito. La diversificazione di portafoglio è il pilastro su cui si basa la realtà del risparmio gestito. Inserendo in un portafoglio un numero adeguato di attività finanziarie è possibile aumentare il rendimento atteso del portafoglio a parità di rischio.
Il principio è abbastanza semplice: la presenza di attività finanziarie con caratteristiche diverse riduce la probabilità che l'intero portafoglio possa subire cadute significative di valore. Il vantaggio della diversificazione aumenta ovviamente all'aumentare delle attività finanziarie incluse nel portafoglio. E' però necessario che il gestore sia in grado di inserire attività finanziarie con caratteristiche sufficientemente diverse tra loro, tecnicamente definite a "bassa correlazione". Quando si afferma che la diversificazione è il credo di ogni gestore, ci si riferisce a tutte le diversificazioni praticabili: di strumenti finanziari, valutarie, settoriali, geografica, di emittente. Tutti elementi importanti per costruire la combinazione ottimale di rischio/rendimento del portafogli gestiti.
Riportiamo di seguito una serie di tavole sintetiche, riferite ad una ripartizione teorica di strategia di asset, ipotizzata da MrProfit su un portafoglio che abbia una politica di investimento diversificata con aggiornamento mensile, mentre nelle pagine successive approfondiamo l'argomento 'Asset'.
Una diversificazione particolare è quella effettuata attraverso lo strumento finanziario dei fondi. La Gestione di Fondi è uno strumento d'investimento che ha in portafoglio quote di altri fondi di tipo tradizionale; è una realtà che comincia ad operare concretamente anche in Italia. Si può affermare che essa rappresenta la logica evoluzione del concetto di fondo di hedge ed il suo obiettivo è di consentire anche ad investitori di media dimensione l'accesso ad un paniere di fondi diversificato, quindi meno rischioso, affidato a professionisti della gestione. Concentrando in un solo strumento, interessanti e sofisticate strategie d'investimento, le gestioni di fondi offrono la possibilità di un elevato livello di personalizzazione del portafoglio, scegliendo tra infinite possibili variazioni nella natura e nel tipo di esposizione ai mercati mondiali. Siamo dunque in presenza di un prodotto finanziario che può essere definito di sintesi di altri prodotti già esistenti, ma che secondo gli obiettivi perseguiti ed i n base ai principi ispiratori della sua composizione, assume un autonomo profilo di rischio/rendimento.
La gestione di fondi presenta l'indiscutibile vantaggio di consentire una significativa diversificazione del proprio investimento, perché permette di scegliere tra una vastissima gamma di soggetti. Il grado di diversificazione che può raggiungere una gestione di fondi dipende dal livello di correlazione presente tra i diversi soggetti selezionati che lo compongono: più bassa è la correlazione esistente tra i componenti, maggiore sarà la diversificazione ottenuta. Un ulteriore aspetto che rende vantaggioso l'impiego in un fondo di fondi è rappresentato dal più basso ammontare minimo richiesto per l'accesso all'investimento, rispetto a quello indispensabile per partecipare ad un fondo hedge, non risulta quindi necessario dover impegnare le spesso proibitive cifre rappresentate dalla somma dei valori d'investimento minimo di ciascun fondo. Inoltre attraverso una gestione di fondi si può superare l'eccessiva riservatezza che caratterizza gli hedges fundus., per i quali non sono disponibili dati o documenti di pubblica diffusione circa le loro performances, il loro assetto o le loro strategie. Al contrario, con un fondo di fondi l'investitore privato si affida ad operatori esperti del settore che possono guidarlo nel complicato universo del risparmio gestito e che utilizzano complesse metodologie di analisi basate su dati ed informazioni raramente disponibili ai non addetti ai lavori. Uno dei fattori che rende meno attraente l'utilizzo di tali strumenti d'investimento, è la struttura dei costi. L'investitore finale, infatti, percepirà un rendimento gravato non solo dalle commissioni di gestione del fondo, (circa l'1-2%), ma anche le commissioni che spettano al manager dei fondi componenti. Il profitto ottenuto sarà dunque minore rispetto a quello che avrebbe conseguito investendo personalmente nei singoli fondi che costituiscono il portafoglio.
Un momento di cruciale importanza nell'organizzazione di un fondo di fondi è rappresentato dalla individuazione dei gestori più affidabili e capaci di garantire il successo alla strategia globale e dall'allocazione del patrimonio a disposizione, a ciascuno di essi. Lo stabilire quante e quali parti del fondo allocare ai diversi hedge fundus selezionati risponde a scelte strategiche di ottimizzazione del portafoglio che variano in maniera significativa a seconda degli obiettivi prefissi e degli strumenti da utilizzare. Sotto questo aspetto, esistono due scuole di pensiero diverse, le andiamo a valutare nella pagina successiva.
La MTP (Modern Portfolio Theory), utilizza come variabili nel processo di ottimizzazione MVO (Mean Variance Optimization) il rendimento mensile medio statistico (mean) e la popolazione dei dati puntuali collocata simmetricamente intorno a tale rendimento medio (variance). I valori di questi due parametri, sono associati al calcolo del grado di correlazione esistente tra i diversi soggetti selezionati. Tuttavia tale processo presenta alcuni limiti metodologici. E' intuitivo, infatti, che in mercati a trend crescente si ricerchi una certa volatilità perché negativa, così come è intuitivo che gli obiettivi di rendimento cambino in funzione delle aspirazioni individuali e riflettano l'andamento dei mercati. Il metodo MVO non può tener conto di questi aspetti, perché considera la volatilità positiva e negativa allo stesso modo ed utilizza come riferimento un rendimento medio uguale per tutti gli investitori e per tutte le condizioni.
La PMPT (Post Modern Portfolio Theory), cerca di fornire una tecnica di ottimizzazione più aderente alle necessità reali dell'investitore. Essa misura l'asimmetria dei rendimenti per ogni classe di attivo e fissa il livello di rendimento atteso per ogni tipologia di investitore. Infine analizza la deviazione standard rispetto al ritorno atteso guardando alla sua parte negativa. Da questi tre momenti scaturisce una più accurata e realistica definizione del rischio da ottimizzare rispetto al rendimento. In quest'ottica l'investitore cerca di generare profitti da ottimizzare rispetto al rendimento. In quest'ottica l'investitore cerca di generare profitti superiori traendo vantaggio dalla volatilità positiva ed il processo di ottimizzazione mira a ridurre quanto più possibile la dispersione al di sotto del livello minimo di rendimento atteso.
Per ottenere un prodotto efficiente vengono inclusi ulteriori criteri di selezione che permettono di stabilire la compatibilità/complementarità del fondo con le sue componenti, nonché il peso percentuale di ognuna di esse, con l'ovvio obiettivo di ottenere il più alto rendimento rispetto al livello di volatilità in diverse congiunture di mercato. A tal proposito, un'attenzione particolare deve essere posta nello stabilire il livello di correlazione presente tra la performance di un singolo fondo selezionato con: i diversi obiettivi di performance di riferimento stabiliti a priori, i benchmarks o combinazioni di più benchmarks; le performance di altri fondi operanti sia in settori simili sia del tutto diversi; l'indice dell'universo di hedge fundus (Durbin-Wattons Autocorrelation). La bassa o nulla correlazione esistente tra le componenti del portafoglio costituisce la vera base di ogni strategia di diversificazione, perché in tal modo un fondo di fondi assorbe le fluttuazioni della quota di uno o più componenti attraverso l'andamento di segno opposto delle altre, perseguendo quindi l'abbattimento del livello di volatilità e l'ottenimento di rendimenti più stabili.